LA FINE COME TRASFORMAZIONE

Vi segnaliamo l’articolo dedicato a Capsula Mundi di Alessia Maccaferri, uscito il 10 settembre su nòva, allegato de il Sole 24 Ore.

“Qualche anno fa il monaco zen Thich Nhat Hanh tenne un ritiro sul vivere e il morire. Per 21 giorni parlò incessantemente della vita. L’ultimo giorno, il candidato al Nobel per la Pace disse davanti al su pubblico in attesa: “Ma ora vi chiederete: cosa succede quando moriamo? Devo darvi una buona notizia: noi non moriamo!”. E spiegò che abbiamo paura della morte perché spesso pensiamo che una volta morti diventeremo nulla. In realtà non solo Buddha ma anche la scienza moderna ci insegna – sostiene il maestro vietnamita – che nulla si crea, nulla si perde e che tutto si trasforma. Questo senso della vita come continuazione è colto da una serie di progetti destinati a innovare non solo il rapporto con la morte ma con la vita stessa e l’equilibrio che, come esseri umani, vogliamo creare con l’ambiente. “La vita è un ciclo biologico di trasformazione. Il corpo si decompone, si mineralizza e diventa lifa per una nuova vita”, spiega Raoul Bretzel, designer che, insieme alla collega Anna Citelli, dal 2003 manda avanti il progetto Capsula Mundi. È un contenitore a forma di uovo, realizzato con materiale completamente biodegradabile, all’interno del quale verrà riposto il corpo del defunto in posizione fetale. L’uovo verrà poi messo a dimora nella terra e su di esso verrà piantato un albero, scelto in vita dal defunto, che verrà curato da parenti e amici. Negli anni, il cimitero diventerà un bosco, protetto e curato dalla collettività, un’area verde da vivere e visitare. Questa è l’idea, che per ora in Italia troverebbe ostacoli nella normativa cimiteriale (risalente al 1934). Intanto però hanno realizzato e messo in vendita l’urna biodegradabile, riscontrando interesse soprattutto da parte del mondo anglosassone.”…

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